Il Bottone di Salomè
Pollica ha origini antiche, il cui primo nucleo abitato si è formato nell'VIII secolo e poi abbandonato a causa delle invasioni saracene. L'attuale paese si sviluppò intorno al X secolo, quando i Sanseverino, una potente famiglia nobiliare, donarono il territorio alla Badia di Cava de' Tirreni, divenendo poi feudo di diverse famiglie, tra cui quella dei Capano. Il castello di Pollica prende il nome proprio dalla famiglia Capano, originaria di Rocca Cilento, a cui furono concessi vari titoli tra cui quello di Principi di Pollica, di cui mantennero la proprietà dal 1390 - quando Mazzeo Capano acquistò i feudi di Pollica, Lustra, Omignano e Sessa da Giorgio d’Alemania - fino al 1795, quando Giuseppe Capano morì senza eredi.
FOTO 2 - STEMMA CAPANO
L'attuale sistemazione architettonica del Castello è frutto del restauro effettuato nel 1610 per volere di Vincenzo Capano, quindicesimo “Pullice domine” e, particolarmente pittoresca è la possente torre a pianta quadrata che si erge su tre piani che domina il piccolo centro abitato. Dal 1997 il Castello è stato acquistato dal Comune e, attualmente, vi ha sede il "Centro Internazionale della dieta mediterranea - Angelo Vassallo" ed altresì l'Osservatorio regionale per la dieta mediterranea.
FOTO 3 - CASTELLO CAPANO
Nelle stanze del Castello dei Principi Capano ci si imbatte in questo dipinto, un olio su tela, di autore ignoto, ascrivibile alla seconda metà del XVII secolo o al primo XVII, probabilmente di ambito napoletano: Andrea Vaccaro o la famiglia dei pittori Malinconico, Andrea o il figlio Nicola. Proprio a quest’ultimo sono state attribuite due tele presenti a Pollica nella chiesa del convento di San Francesco Quest’opera rappresenta l’episodio biblico di Salomè, figlia di Erodiade, con la testa di San Giovanni Battista narrato anche nel Vangelo di Matteo.
"...Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le giurò più volte: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". Ella uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: "Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista…"
Matteo 14, 6-8
Per quest’ opera ci soffermeremo su due ornamenti di Salomé, il bottone sulla spalla e il filo di perle sul capo.
Per comprendere il bottone gioiello rappresentato in questo quadro, approfondiamo la storia del bottone il cui nome deriva dal francese bouton che significa germoglio o bocciolo. Le prime testimonianze di bottoni si trovano nella civiltà dell'Indo, intorno al 2700 a.C. dove i bottoni erano usati come ornamenti personali o come simboli di status sociale. Successivamente, i bottoni gioiello si diffusero in altre culture, come quella egizia, greca, romana, cinese e indiana, dove venivano usati per decorare abiti, accessori o oggetti sacri. Nell’antica Roma erano usati i bottoni anche se la funzione di chiusura degli abiti, vesti e mantelli era affidata a lacci, fibule e spille. Bisogna attendere il Medioevo per avere una sempre maggiore diffusione del bottone divenendo, intorno al XIII secolo, un segno distintivo della nobiltà e del clero, che li indossavano per mostrare il loro potere e la loro ricchezza ed erano realizzati da orafi che li decoravano con motivi geometrici, floreali o animali. I bottoni gioiello erano anche associati a significati simbolici o religiosi, come la protezione, la fertilità o la salvezza. Nel Rinascimento e nel Barocco, il periodo in cui un anonimo pittore ha ritratto la nostra Salomé custodita nel Castello dei Principi Capano di Pollica, il bottone stava raggiungendo il suo apice artistico e stilistico, grazie all'influenza della cultura classica e all’arrivo di grandi quantità di oro e preziosi dalle Americhe, divenendo sempre più espressione di benessere. I bottoni gioiello erano usati per abbellire gli abiti dei sovrani, nobili e potenti che li sfoggiavano in occasioni pubbliche o private. Lo stesso Re Sole fu un grande appassionato di bottoni gioiello. I bottoni gioiello erano anche espressione di gusto e di creatività, in quanto riflettono le mode e le tendenze del tempo. E di questi secoli sono i bottoni da profumo, i bottoni con immagini dipinte a smalto o rappresentati con micromosaico o cammei incisi o, ancora, i bottoni di porcellana. Un periodo di grande sfarzo, ricchezza e creatività. Nella seconda metà del Settecento e nell'Ottocento i bottoni gioiello subirono una crisi a causa delle rivoluzioni politiche e sociali che cambiarono il costume e la moda. I bottoni gioiello divennero meno appariscenti e più sobri, in linea con lo stile neoclassico e romantico e nell’Ottocento, come tanti prodotti, si avviò anche alla loro produzione industriale. Nel Novecento e nel Duemila, i bottoni gioiello sono tornati in auge grazie al rinnovamento dell'arte e della moda. I bottoni gioiello furono reinterpretati in chiave moderna e contemporanea da stilisti come Coco Chanel, Christian Dior, Yves Saint Laurent e Gucci, che li trasformarono in elementi di stile e di personalizzazione. I bottoni gioiello sono stati anche scelti e ripresi nella attualità da star come Madonna, Lady Gaga e Beyoncé, che li hanno resi parte del loro look unico e inconfondibile.
La giovane Salomè, a differenza delle donne sposate che dovevano porsi coi capelli raccolti in segno di modestia e rispetto, da giovane nubile si presenta col capo scoperto, coi capelli sciolti e cadenti sulle spalle. Simbolo questo di ostentata e sfacciata bellezza femminile, ritenuto talvolta anche diabolico. Già negli ultimi secoli del Medioevo le acconciature erano divenute più complesse e rese ricche attraverso accessori, come piume e ricami o veli e nastri, e gioielli, come perle e pietre preziose, fermagli e oggetti di oreficeria: il capo diveniva emblema del proprio rango e i gioielli naturalmente, erano parte fondamentale della costruzione dell'idea e della immagine di sé. Durante il Rinascimento poi il tutto si semplifica e diventa più sobrio, prima di ritrovare sfarzoso rilancio col Barocco. La nostra Salomè rispecchia i canoni semplificati di una donna rinascimentale, sebbene il dipinto possa dotarsi ad un periodo successivo. Troviamo infatti un gusto semplificato rispetto alla complessità medievale prima e barocca poi, con quell'accessorio diffuso in tutta Italia e di origine toscana che era il "frenello", ossia uno o più fili di perle che potevano essere intrecciati attorno alle torsioni del velo, ai capelli veri o finti, lasciato ricadere semplicemente sul capo, oppure indossato attorno alla circonferenza della testa. Non sappiamo se la acconciatura di Salomè si sia scomposta a seguito dell'intensa e suadente danza rivolta al Re Erode, magari scegliendo per la foga i capelli raccolti a chignon dietro la nuca, da cui si intravedono leggere delle piume, altro elemento ornamentale tipico delle acconciature che con il Rinascimento trovarono grande affermazione.
Pietro Ebner, Storia di un Feudo del Mezzogiorno. La Baronia di Novi, Edizioni di Storia e Letteratura, 1973
Pietro Ebner, Economia e Società nel Cilento medievale, Edizioni di Storia e Letteratura
Leda Siliprandi Partesotti, Il bottone racconta, Wigwan Editore, 2017
http://www.nobili-napoletani.it/Capano.htm
https://vestioevo.com/2015/04/26/corone-perle-e-nastri-tra-i-capelli/
Il Castello si trova a Pollica, Via Matteo Mazziotti
✉ castello@pollica2050.org
☎ +39 3336417696
ORARI DI VISITA ESTIVI
Giugno e Settembre
Weekend Sab - Dom 10:00-12:00 e 18:00-20:00
Luglio e Agosto
Lun - Dom 10:00/12:00 e 19:00-21:00
https://castellocapano.org/en